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Commitment to innovation.

Natalia Ciccarelli

Tecnico Senior Dipartimento Studi BPL

Qual è stato il tuo viaggio per arrivare in LabAnalysis?

Ho studiato a Bollate, diplomandomi come Perito Chimico e dopo il diploma ho iniziato subito a lavorare in una piccola azienda vicino casa, ma è durato poco. Ero una ragazzina di 19 anni e non avevo ancora trovato la mia strada. Poi, sono stata chiamata qui con un contratto di apprendistato. Era il 2001, e da allora sono rimasta. All’inizio ero il primo tecnico degli Studi: c’era solo Stefano Garofani come responsabile e io sono stata il suo primo supporto. È stato un percorso di apprendimento continuo, tutto quello che so l’ho imparato qui sul campo. Posso dire che è stata e continua ad essere la miglior scuola possibile.

Chi ti ha guidato nei primi anni?

All'inizio c'era solo Stefano, poi il team si è allargato rapidamente e nel tempo ci sono stati vari cambiamenti, persone che andavano e venivano. Però ad oggi il gruppo è cresciuto, sia numericamente che come forza. Ricordo ancora la vecchia palazzina di Novate, quella di IPiC: ho fatto in tempo a lavorarci un paio d’anni prima che fosse demolita. Insomma, ci sono da così tanto tempo che ho partecipato persino a due traslochi, prima nella palazzina, al tempo “nuova” di Novate, e poi qui ad Origgio!

Vent’anni in LabAnalysis: come li riassumeresti?

Devo essere sincera: ci sono stati momenti in cui ho pensato di cambiare lavoro, per la distanza o per la voglia di mettermi alla prova altrove. Ma guardandomi intorno, non ho mai trovato niente di così stimolante se paragonato a quello che faccio qui. Qui non si smette mai di imparare: nuove tecniche, nuovi strumenti, nuovi metodi. Anche dopo vent’anni, continuo a scoprire cose nuove.

Quando ho provato il controllo qualità in un’altra azienda, mi sono accorta che non faceva per me. Era sempre la stessa cosa, ogni giorno. Qui invece c’è ricerca, approfondimento, novità. Mi sento coinvolta in un lavoro che va oltre il semplice "tecnico di laboratorio". E poi, quando c’è da imparare una tecnica nuova, sono sempre la prima a propormi.

Com'è strutturato il team oggi?

Nel tempo il team è cresciuto molto e si è strutturato sempre di più e si è formata una rete di Referenti Tecnici, di DS (Direttori di Studio) e tecnici senior, come me, e junior. Questi ultimi sono ancora in fase di crescita, devono acquisire esperienza pratica oltre alla solida teoria che già hanno.
Il lavoro è organizzato in "squadre": ogni DS ha i suoi tecnici. Non sono team fissi, ma col tempo si crea un certo feeling utile anche per poter collaborare al meglio. Io, per esempio, lavoro spesso con Monia Urbani. Siamo più che colleghe, c’è una sintonia pazzesca: basta mezza parola e ci capiamo al volo. Con altri, come Mercedes, il rapporto è più diretto ma comunque efficace.
Essendo la più "vecchia" del gruppo, sono diventata un po’ il punto di riferimento per molti tecnici, soprattutto quando si tratta di HPLC. Se c’è un problema con uno strumento, di solito si rivolgono a me e questo spirito di collaborazione rende l’ambiente davvero piacevole.

Un momento critico che hai affrontato? Cosa hai imparato?

Di momenti critici ce ne sono stati parecchi. La chiave è non farsi prendere dal panico. Il nostro motto è: "Stiamo calmi” sottointendendo che solo così si trova una soluzione. Quando capita un problema, si lavora in squadra: dal DS responsabile, agli altri colleghi, fino a coinvolgere esperti di altri dipartimenti, se necessario. Per esempio, a volte, per questioni strumentali chiamo Gianluca Chiarelli che lavora nella sede di Pavia, è un punto di riferimento anche se appartiene ad un’altra sede del gruppo.

Come hai vissuto l’arrivo della famiglia Maggi?

Con l’arrivo dei Maggi c’è stato un cambiamento importante.
Hanno portato una maggiore presenza e attenzione, soprattutto da parte di Lorenzo (Lorenzo Maggi - CEO di LabAnalysis Life Science), che spesso si interessa delle problematiche del laboratorio. Prima non succedeva mai. Personalmente, l’ho visto come un punto a favore. Finalmente ci sentiamo ascoltati e supportati. Hanno anche investito molto sulla strumentazione, sui software e sulla data integrity, aspetti che prima erano meno curati. A livello personale c’è proprio la consapevolezza di avere un gruppo forte e stabile con le spalle forti, e questo ti fa affrontare la giornata e il lavoro stesso in modo diverso.

C’è qualcuno che ti ha influenzato particolarmente nel tuo percorso?

A livello personale, devo molto anche ai miei genitori. Mio padre, che purtroppo non c’è più, era un combattente nato, un vero e proprio guerriero nella vita e anche nella malattia. Mi ha trasmesso la passione per ciò che faccio, la voglia di fare e la passione per tutto quello che si fa nella vita e nel lavoro. Da mia madre, invece, è tutta la vita che cerco di ambire alla sua capacità di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, cosa che ancora purtroppo non mi appartiene.

Dove ti vedi tra 5 anni?

Qui ad Origgio! non vedevo l’ora di spostarmi in questa nuova sede e ora che siamo qua ne sono felice! Credo che in effetti io abbia trovato la mia stabilità, per cui sì, tra 5 anni mi vedo ancora qui, come tecnico senior, magari con competenze ancora più consolidate. Il mio obiettivo è continuare a fare ciò che mi rende felice: lavorare in un ambiente stimolante e collaborativo, crescere con l’azienda e contribuire a formare i giovani tecnici. Per me, l’azienda deve invecchiare con le persone, portando i junior a diventare senior.

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