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Commitment to innovation.

Alessandro Cilli

Specialista Area Fisica

Come è stato il tuo percorso lavorativo?

Mi sono diplomato come perito chimico industriale all’Istituto Luigi di Savoia qui a Chieti. Mi considero vecchio stampo perché la scuola degli anni ’90 era altamente specializzante; se sono qui è anche grazie alla mentalità che mi ha fornito quell’istruzione. Ho intrapreso per qualche tempo gli studi universitari in ingegneria, ma dopo poco ho iniziato a lavorare. Ho iniziato in un altro laboratorio di analisi, mi occupavo di campionamenti in ambito emissioni, ma da lì in breve sono approdato in Laser Lab. Sono orgoglioso di dire che sono stato il primo dipendente, assieme alla mia amica e collega, la dottoressa Fantozzi, ad iniziare questa avventura.

Tutto è iniziato come analista chimico. Il primo anno e mezzo ho seguito la creazione di quello che oggi è il Laboratorio: allestimento fisico e messa a punto, collaudi strumentali e gestione dell’avvio. Eravamo in 4, compresa la proprietà (quella precedente, della Dott.ssa Romeo, ndr).

Alle porte del 1996 subentra il D.Lgs. 626/1994 sulla sicurezza nei luoghi di lavoro ed esplodono i servizi esterni. Avendo maturato una certa esperienza relazionale e tecnica, ho cominciato a seguire anche questi aspetti. Di fatto, quindi, seguivo sia la parte di campionamento che la parte di analisi, dedicandomi sia alla sicurezza dei luoghi di lavoro che alle emissioni in atmosfera ed alle misure fisiche.

Dal 2001 ho cominciato a dedicarmi esclusivamente alle misure fisiche: rumore in ambiente e in luoghi di lavoro, vibrazioni, campi elettromagnetici etc. Questo è il settore che mi ha accompagnato fino ad oggi, spaziando dalla gestione delle matrici alla logistica, dalla parte operativa in campo, alla parte relazionale e di reportistica.

È cambiato qualcosa con l’arrivo di LabAnalysis?

La cosa positiva è stata che, per quanto riguarda il mio settore, ci è stata concessa una certa indipendenza a fronte di una particolare fiducia. Siamo rimasti liberi di gestire un ambito che, grazie alla giusta e corretta dedizione nel tempo, funziona molto bene.

Dal punto di vista organizzativo, invece, devo dire che il passo è cambiato completamente. La nuova gestione ha portato maggiore attenzione a quei particolari che poi ci hanno permesso di diventare un’azienda importante. Non si tratta quindi di grandi riorganizzazioni, ma di tanti piccoli cambiamenti che hanno prodotto grandi risultati.

Naturalmente il tutto è stato supportato e reso possibile dalla grande esperienza tecnica e manageriale del Gruppo e della proprietà: quando diciamo Maggi, tutti sanno di che cosa stiamo parlando!

Come ti vedi tra 5 anni?

Speriamo in salute! *ride*
No beh, mi auguro che il settore cresca e che comporti investimenti ancora maggiori. Mi vedo ancora nel ruolo che ricopro, con ancora più esperienza alle spalle e con più problemi da affrontare. Perché? Perché vuol dire che saremo in fase di crescita!

Cosa ti piace di più del tuo lavoro?

Soprattutto il fatto che non sia un lavoro statico, ma che è sempre in continua evoluzione. Bisogna avere l’energia di rimanere al passo, ma questa è una sfida costante che mi piace affrontare dal 1994.

Il mio segreto? Mi piace mettermi in gioco! Tutto ciò che è nuovo è una sfida, sia dal punto di vista professionale che umano. Da ex sportivo, è una cosa che mi piace vivere in questo modo. Che poi, ex sportivo… in realtà ho giocato fino a quest’anno, a 51 anni! Sono un pallavolista e ho gareggiato anche a livello professionistico. La sfida ce l’ho dentro!

Raccontaci di più su questa tua passione!

Ho iniziato a giocare quando avevo 12 anni. Da allora, la pallavolo non mi ha mai abbandonato. Ci sono state diverse fasi e ho avuto la fortuna anche di fare un’esperienza in serie A.

Ultimamente abbiamo partecipato al campionato ufficiale di Serie C, nonostante l’età avanzata. Ci divertiamo, siamo tutti giocatori con trascorsi importanti e ci siamo ritrovati.

Ho quindi continuato a giocare nonostante il lavoro! Sono riuscito a conciliare e gestire le due cose. Quello che è cambiato è che forse prima avevo più energie fisiche, ma ora ho sicuramente più energie mentali.

La pallavolo mi ha dato quello spirito di sacrificio che mi ha permesso di saper gestire le fatiche e le rinunce della vita. O meglio, mi ha insegnato a non rinunciare alle cose a cui tengo, a saper gestire situazioni complicate e a tenere duro costruendo la mia forza di volontà.

Qual è la più grande lezione che hai imparato?

Ho dovuto imparare a gestire la mia personalità. Sono una persona abbastanza passionale, nel senso che metto molta enfasi in quello che dico. Perché esprimo con sincerità quello in cui credo e mi piace rimarcarlo. La più grande lezione che ho imparato è che non sempre deve essere così e che ogni tanto bisogna saper mettere da parte qualcosa. Che si tratti di un superiore o di un cliente, è in gioco la tua professionalità o addirittura l’immagine dell’azienda.

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